Caro bollette, l’allarme di Bernardi (Illumia): “Stock in calo e domanda in crescita, i prezzi aumenteranno ancora”

 

Non sono esclusi ulteriori incrementi derivanti dalla ripresa economica. Il manager: «Il mercato libero può tutelare le famiglie dai rincari»

L’aumento dell’energia entra nella bolletta degli italiani. Dopo un’estate di oscillazioni sulle materie prime – ai massimi storici – riscaldare casa in inverno può trasformarsi in una necessità costosa. Con aumenti che oscillano tra i 78 euro e i 174 euro l’anno, calcolati sulla bolletta media. Rincaro che rischia pesare sullo slancio post pandemia.

Il Gas

Arera ha stimato aumenti del 14% per il gas e di quasi il 30% per la luce. Il costo del combustibile influisce sui rincari. Il clima è un altro fattore in campo: le temperature sotto la media che hanno sferzato il continente fino ad Aprile 2021 hanno assottigliato le scorte, impoverendo lo stoccaggio per l’imminente stagione fredda. Che avrebbero toccato il punto più basso del decennio nell’attuale periodo dell’anno (pre-invernale). La società Vitol, uno dei maggiori trader del settore, prevede che lo stock di gas in Europa si attesti attorno al 78% a ottobre/novembre, un margine giudicato «molto stretto».

«Lo scenario è incerto – spiega Marco Bernardi, presidente di Illumia– una situazione anomala generata da più cause. Oltre al lungo inverno freddo, la ripresa vigorosa dell’industria asiatica, che ha dirottato grandi quantità di materie prime verso il mercato orientale. Poi la partita del Nord Stream 2, il gasdotto che collega Russia e Germania in stallo per questioni geopolitiche». Pesa anche il prezzo delle emissioni di CO2, che inciderebbe per circa un quinto sugli aumenti attuali.

Secondo la Commissione Europea, manovre speculative sul mercato dell’anidride carbonica sarebbero al momento da escludere. Il caro energia è uno dei temi portanti affrontati dall’organismo comunitario, che ha anche avanzato l’ipotesi di acquisti collettivi – a partire da dicembre e su base volontaria – per fronteggiare le fluttuazioni delle forniture. Approccio caldeggiato da Italia, Francia, Spagna, Grecia e Romania.

Abbassare le tasse

L’Unione corre ai ripari preventivando un taglio delle tasse: «Tutti gli Stati beneficeranno di questa situazione perché ci sono tante tasse sull’energia. Bruxelles esorterà gli Stati ad abbassarle, per ridistribuirle ai più svantaggiati», ha detto il Commissario europeo per il Mercato interno Thierry Breton. Le linee guida sono attese entro il 13 ottobre, ma per gli strumenti a lungo termine bisognerà attendere il Consiglio Europeo del 21/22 ottobre. Secondo Breton, bisogna aspettarsi «sei mesi di tensione», così è necessario consentire a 36 milioni di famiglie di «superare questo periodo difficile», non escludendo la possibilità di «abbassare l’Iva».

Il caso italiano

Per ridurre gli oneri di sistema e contenere l’aumento delle bollette, il governo ha stanziato tre miliardi di euro. Provvedimento che scongiura l’iniziale aumento previsto del 30 e del 40% per gas e luce.

L’Italia è uno dei sei Stati Ue che ha applicato misure di questo tipo. «Un intervento virtuoso – prosegue Bernardi – l’aumento della bolletta è un costo che va anche a discapito di chi fornisce energia, poiché a volte viene usata per inserire interventi di recupero fiscale. Come l’accorpamento col canone televisivo di qualche anno fa. Ma se si continua in questa direzione il risparmio veicolato dalle aziende del mercato libero sarà sempre annacquato da questo tipo di aumenti».

I tecnici del Senato invitano alla prudenza. Il taglio potrebbe infatti «determinare ulteriori oneri a carico della finanza pubblica nel caso in cui l’entità dei consumi nel quarto trimestre 2021 assuma una dinamica superiore rispetto a quella registrata nel terzo trimestre del 2021». Secondo il servizio Bilancio, sarebbe erroneo ritenere che «il gettito derivante dagli oneri generali di sistema per il quarto trimestre 2021 sia identico a quello verificatosi nel terzo trimestre, non considerando alcune possibili variabili che potrebbero incidere sull’entità del gettito. In particolare non si è tenuto conto dei possibili incrementi che potrebbero derivare da un aumento dei consumi legati alla ripresa economica».

Il mercato

Gli aumenti colpiscono in maniera differenziata i consumatori che hanno sottoscritto un contratto col mercato di maggior tutela e quelli che invece si sono affidati al mercato di libera concorrenza. «I clienti che hanno aderito al mercato libero a prezzi fissi a fine 2020 – conclude l’esperto – sono oltre il 60%. Si tratta di imprese e consumatori che hanno neutralizzato l’aumento dei prezzi, con un risparmio, per le famiglie, di circa 400 euro rispetto al mercato di maggior tutela. In questo senso, il mercato libero nel 2021 sta contribuendo a risparmi sensibili, perché l’aumento delle materie prime non si riflette sulle loro spese».

 

Silvio Puccio – La Stampa, 13-10-21